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Benvenuti a Pescara 

Da vedere

Alla destra dei fiume sorgeva il porto dei Vestini Vicus Aterni, divenuto Ostia Aterni sotto Roma, di cui sono state riportate alla luce alcune vesti gia.  La Piscaria medioevale (dalla pescosità del suo mare) sorse sulle rovine dell'antico sito e sempre nella stessa zona venne costruita l'imponente fortezza del Pescara, che si estendeva anche sull'altra sponda. Di essa rimane oggi il solo Bagno Borbonico. L'edificio, prima caserma e poi prigione, è stato ristrutturato di recente e ospita il rinnovato Museo della Genti d'Abruzzo, istituzione tra le più importanti d'Italia per la studio e l'approfondimento scientifico delle discipline etno- antropologiche.

Museo Genti d'Abruzzo

Via del Bagno Borbonico, Via dei Bastioni e Corso Manthoné sono le tre affascinanti strade del vecchio nucleo di Pescara Portanuova, che sì dipanano parallele tra Piazza Garibaldi e Piazza Unione. Su Corso Manthoné s'affaccia la casa natale di Gabriele D'Annunzio, mentre l'altro scrittore pescarese, Ennio Flaiano, era solito venire a salutare lo zio Vincenzo che aveva il forno in Piazza Garibaldi. 

Le chiese 

Delle tante che esistevano un tempo a Portanuova rimane oggi soltanto San Cetteo

ma non è l’antica chiesa nella quale fu battezzato D'Annunzio. Quella fu rasa al suolo alla fine degli anni Trenta: si trattava di un edificio sobrio e senza molte pretese artistiche, varie volte restaurato sia dentro sia fuori e, come ricorda Flaiano, «con un modesto ma autentico portale cinquecentesco». La tradizione dice che la chiesa abbia sostituito nel 1062 una sinagoga preesistente. Il 2 aprile dei 1933 avvenne l'inaugurazione della nuova cattedrale. Per costruirla furono abbattute alcune tipiche case di via dei Bastioni e di via D'Annunzio, tra cui il vecchio palazzo Caffè. La nuova chiesa, nella quale è sepolta la madre di Gabriele D'Annunzio, fu costruita su progetto dell'architetto romano Cesare Bazzani, consigliato a più riprese dallo stesso D'Annunzio, il quale incoraggiò i pescaresi a darsi da fare facendo anche un piccolo 'ricatto'. La facciata della cattedrale di San Cetteo è improntata sui modelli delle antiche chiese medioevali abruzzesi ed è fiancheggiata dall'alto campanile e dal battistero. Tre i portali: nelle lunette sono riprodotti in mosaico i Giorni della Creazione. L'interno, luminoso, è diviso in tre navate da grandi colonne in marmo. Ai lati dell'altare maggiore due cappelle artistiche: sulla sinistra quella funeraria dedicata a Luisa De Benedictis, madre di Gabriele D'Annunzio. Sulla parete la grande tela del Guercino (Giovan Francesco Barbieri, 1591 -1666) donata dal poeta. Nella cappella di destra vi è l'altare dell'Adorazione: nella nicchia il prezioso busto d’argento di San Cetteo, vescovo, martire e patrono della città. La basilica della Madonna dei Sette Dolori è la più antica chiesa pescarese fu eretta nel 1757 sul colle detto della Madonna nello stesso punto in cui sorgeva una modesta e piccola cappella dedicata alla Vergine. 

Di tipo neoclassico la facciata. L'interno è a tre navate. L'altare maggiore, di recente costruzione, ha sculture dei Santi Apostoli. Sul lato destro, alla fine della navata la statua della Madonna dei Sette Dolori, particolarmente venerata in città ma anche in tutto l'Abruzzo, da dove nella prima domenica di giugno arrivano molti pellegrini: in quella settimana difatti si fanno solenni festeggiamenti in onore della copatrona della diocesi di Penne e Pescara.

I palazzi

Il palazzo del Governo e quello municipale, appena alla sinistra de ponte Risorgimento in piazza italia, insieme con il palazzo delle Poste, un chilometro più a nord su corso Vittorio Emanuele, risalgono pressappoco tutti alla stessa epoca: 1927-1935. Lo stile lo denuncia chiaramente: i primi due furono progettati dall'architetto Vincenzo Pilotti (1872-1956), il terzo dal Bazzani. Nel palazzo del Governo, e precisamente nella sala della Giunta, di rilievo la grande tela che occupa tutta la parete (5,50 x 2,80 m) raffigurante La figlia di Iorio, eseguita nel 1895 da Francesco Paolo Michetti (1851-1929). La tela era di proprietà della Gelleria Nazionale di Berlino dalla quale nel 1932 l'amministrazione provinciale l'acquistò. Fu anche esposta alla XVIII Biennale di Venezia. Sul palazzo municipale svetta solenne la torre civica su cui sono incise poche frasi. Una di esse ricorda l'arrivo a Pescara di Vittorio Emanuele II diretto a sud per incontrare Garibaldi. La scritta recita il vaticinio dei re: «Oh che bel sito per una grande città». Nella vicina via del Concilio si trova la moderna chiesa di S. Andrea Apostolo. Più antico dei precedenti è palazzo Mezzopreti, sede del conservatorio di musica Luisa D'Annunzio. È situato alla fine di via Leopoldo Muzii, quasi all'imbocco della statale Adriatica. Pure ottocentesco è palazzo Perenich, sede della facoltà di architettura. Fu costruito nel 1888 per volontà del facoltoso gioielliere di Ortona Ferdinando Perenich e fu progettato secondo lo stile delle costruzioni fiorentine de Quattrocento: ha difatti le stesse caratteristiche di palazzo Strozzi. Ultimo tra le costruzioni di rilievo è l'imponente palazzo Verrocchio che sorge alla fine di corso Umberto, all'incrocio con il viale dei Pini. Maestoso e compatto, è a pianta quadrata. Per visitare la casa natale di Gabriele D'Annunzio dal centro di Pescara, l'ex Castellammare per intenderci, occorre tornare nella città vecchia. Attraversato corso Vittorio Emanuele si giunge sul ponte Risorgimento (fu ricostruito nel 1946 dopo che il vecchio ponte Littorio era crollato in seguito ai bombardamenti), subito dopo si gira a destra su piazza Unione e si imbocca corso Manthonè alla fine del quale, sulla destra, ormai in prossimità di piazza Garibaldi, c'è il palazzetto in stile fine Settecento dove il 13 marzo 1863 nacque il poeta. La casa è sotto la tutela della Soprintendenza ai monumenti e gallerie d'Abruzzo. 

Fu restaurata dopo la guerra poiché era stata danneggiata dalle bombe e dai saccheggi. Ovunque nella casa, cimeli, quadri, fotografie. Perfino nel cortiletto esterno: su una mattonella artistica l'effigie del poeta eseguita nel 1920 da Basilio Cascella. Indumenti, divise, fotografie di varie epoche sono raccolti in numerose vetrine; letti in ferro battuto specchiere, stampe ottocentesche danno lustro alle stanze. In una bacheca le lettere del poeta allo scultore Minerbi con i suggerimenti per il sepolcro della madre; a fianco i calchi della mano destra e del viso presi dallo stesso Minerbi appena dopo la morte di D'Annunzio, la notte del 1° marzo 1938. Una litografia di Cascella, datata 1924, riproduce il volto della madre di Gabriele. E poi fotografie del poeta del padre e della madre, di avvenimenti storici che lo videro protagonista. In alcuni locali della casa funziona la Biblioteca pubblica che raccoglie tutte le sue opere e i suoi scritti. Da piazza Garibaldi, costeggiando la fiancata sinistra della cattedrale, si imbocca via dei Bastioni per tornare in piazza Unione. Da qui, svoltando a destra, si imbocca viale Marconi. Al numero 45 ecco il Museo Cascella, ricavato nella vecchia casa dei Cascella. Museo dal 1975 per decisione dell'amministrazione comunale. Basilio Cascella (Ortona 1860-Roma 1950) fu pit- tore, ceramìsta, incisore, litografo e capostipite di una famiglia d'artisti. Nella casa, opportunamente restaurata, sono esposte più di 500 opere dello stesso Basilio Cascella, dei figli Tommaso (1890-1968), Michele (1892) e Gioacchino (1903) e dei figli di Tornmaso, Andrea (1920) e Pietro (1921). Già nel vestibolo sono esposte litografie di Basilio eseguite a penna, ad incisione, un modello di pietra litografica: opere del 1881, 1882 e 1887, ritratti di contadine abruzzesi nei costumi tipici, la grande riproduzione della Maddalena del Tiziano del 1887 e il ritratto della madre di Gabriele D'Annunzio del 1904. Tornati indietro sul ponte Risorgimento e da qui girando subito a destra, costeggiando il palazzo del Comune con la sua torre arriviamo al Museo ittico, poco prima dell'ampia curva che immette sul lungomare. Fondato nel 1949, il Museo conta cinque ampie stanze nelle quali trovano riparo fossili marini di varie epoche (da quelli rinvenuti sulle Alpi a quelli trovati sulle montagne abruzzesi), un acquario con varie specie e lo scheletro di un capodoglio arenatosi anni or sono sulla costa di Francavilla al Mare.

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