Via
del Bagno Borbonico, Via dei Bastioni e Corso Manthoné sono le
tre affascinanti strade del vecchio nucleo di Pescara Portanuova,
che sì dipanano parallele tra Piazza Garibaldi e Piazza Unione.
Su Corso Manthoné s'affaccia la casa natale di Gabriele
D'Annunzio, mentre l'altro scrittore pescarese, Ennio Flaiano,
era solito venire a salutare lo zio Vincenzo che aveva il forno in
Piazza Garibaldi.
Le
chiese
Delle
tante che esistevano un tempo a Portanuova rimane oggi soltanto San
Cetteo,
ma
non è l’antica chiesa nella quale fu battezzato D'Annunzio.
Quella fu rasa al suolo alla fine degli anni Trenta: si trattava
di un edificio sobrio e senza molte pretese
artistiche, varie volte restaurato sia dentro sia fuori e, come
ricorda Flaiano, «con un modesto ma autentico portale
cinquecentesco». La tradizione dice che la chiesa abbia
sostituito nel 1062 una sinagoga preesistente. Il 2 aprile dei
1933 avvenne l'inaugurazione della nuova cattedrale. Per
costruirla furono abbattute alcune tipiche case di via dei
Bastioni e di via D'Annunzio, tra cui il vecchio palazzo Caffè.
La nuova chiesa, nella quale è sepolta la madre di Gabriele
D'Annunzio, fu costruita su progetto dell'architetto romano Cesare
Bazzani, consigliato a più riprese dallo stesso D'Annunzio, il
quale incoraggiò i pescaresi a darsi da fare facendo anche un
piccolo 'ricatto'. La facciata della cattedrale di San Cetteo è
improntata sui modelli delle antiche chiese medioevali abruzzesi
ed è fiancheggiata dall'alto campanile e dal battistero. Tre i
portali: nelle lunette sono riprodotti in mosaico i Giorni della
Creazione. L'interno, luminoso, è diviso in tre navate da grandi
colonne in marmo. Ai lati dell'altare maggiore due cappelle
artistiche: sulla sinistra quella funeraria dedicata a Luisa De
Benedictis,
madre di Gabriele D'Annunzio. Sulla parete la grande tela del
Guercino (Giovan Francesco Barbieri, 1591 -1666) donata dal poeta.
Nella cappella di destra vi è l'altare dell'Adorazione: nella
nicchia il prezioso busto d’argento di San Cetteo, vescovo,
martire e patrono della città. La basilica della Madonna dei
Sette Dolori è la più antica chiesa pescarese fu eretta nel
1757 sul colle detto della Madonna nello stesso punto in cui
sorgeva una modesta e piccola cappella dedicata alla
Vergine.
Di
tipo neoclassico la facciata. L'interno è a tre navate. L'altare
maggiore, di recente costruzione, ha sculture dei Santi Apostoli.
Sul lato destro, alla fine della navata la statua della Madonna
dei Sette Dolori, particolarmente venerata in città ma anche in
tutto l'Abruzzo, da dove nella prima domenica di giugno arrivano
molti pellegrini: in quella settimana difatti si fanno solenni
festeggiamenti in onore della copatrona della diocesi di Penne e
Pescara.
I
palazzi
Il
palazzo del Governo e quello municipale, appena alla sinistra de
ponte Risorgimento in piazza italia, insieme con il palazzo delle
Poste, un chilometro più a nord su corso Vittorio Emanuele,
risalgono pressappoco tutti alla stessa epoca: 1927-1935. Lo stile
lo denuncia chiaramente: i primi due furono progettati
dall'architetto Vincenzo Pilotti (1872-1956), il terzo dal Bazzani.
Nel palazzo del Governo, e precisamente nella sala della
Giunta, di rilievo la grande tela che occupa tutta la parete (5,50
x 2,80 m) raffigurante La figlia di Iorio, eseguita nel 1895 da
Francesco Paolo Michetti (1851-1929). La tela era di proprietà
della Gelleria Nazionale di Berlino dalla quale nel 1932
l'amministrazione provinciale l'acquistò. Fu anche esposta alla
XVIII Biennale di Venezia. Sul palazzo municipale svetta solenne
la torre civica su cui sono incise poche frasi. Una di esse
ricorda l'arrivo a Pescara di Vittorio Emanuele II diretto a sud
per incontrare Garibaldi. La scritta recita il vaticinio dei re:
«Oh che bel sito per una grande città». Nella vicina via del
Concilio si trova la moderna chiesa di S. Andrea Apostolo.
Più antico dei precedenti è palazzo Mezzopreti, sede del
conservatorio di musica Luisa D'Annunzio. È situato alla fine di
via Leopoldo Muzii, quasi all'imbocco della statale Adriatica.
Pure ottocentesco è palazzo Perenich, sede della facoltà di
architettura. Fu costruito nel 1888 per volontà del facoltoso
gioielliere di Ortona Ferdinando Perenich e fu progettato secondo
lo stile delle costruzioni fiorentine de Quattrocento: ha difatti
le stesse caratteristiche di palazzo Strozzi. Ultimo tra le
costruzioni di rilievo è l'imponente palazzo Verrocchio
che sorge alla fine di corso Umberto, all'incrocio con il viale
dei Pini. Maestoso e compatto, è a pianta quadrata. Per visitare
la casa natale di Gabriele D'Annunzio dal centro di Pescara, l'ex
Castellammare per
intenderci, occorre
tornare nella città vecchia. Attraversato corso Vittorio Emanuele
si giunge sul ponte Risorgimento (fu ricostruito nel 1946 dopo che
il vecchio ponte Littorio era crollato in seguito ai
bombardamenti), subito dopo si gira a destra su piazza Unione e si
imbocca corso Manthonè alla fine del quale, sulla destra, ormai
in prossimità di piazza Garibaldi, c'è il palazzetto in stile
fine Settecento dove il 13 marzo 1863 nacque il poeta. La casa è
sotto la tutela della Soprintendenza ai monumenti e gallerie
d'Abruzzo.
Fu
restaurata dopo la guerra poiché era stata danneggiata dalle
bombe e dai saccheggi. Ovunque nella casa, cimeli, quadri,
fotografie. Perfino nel cortiletto esterno: su una mattonella
artistica l'effigie del poeta eseguita nel 1920 da Basilio
Cascella. Indumenti, divise, fotografie di varie epoche sono
raccolti in numerose vetrine; letti in ferro battuto specchiere,
stampe ottocentesche danno lustro alle stanze. In una bacheca le
lettere del poeta allo scultore Minerbi con i suggerimenti per il
sepolcro della madre; a fianco i calchi della mano destra e del
viso presi dallo stesso Minerbi appena dopo la morte di
D'Annunzio, la notte del 1° marzo 1938. Una litografia di
Cascella, datata 1924, riproduce il volto della madre di Gabriele.
E poi fotografie del poeta del padre e della madre, di avvenimenti
storici che lo videro protagonista. In alcuni locali della casa
funziona la Biblioteca pubblica che raccoglie tutte le sue opere e
i suoi scritti. Da piazza Garibaldi, costeggiando la fiancata
sinistra della cattedrale, si imbocca via dei Bastioni per tornare
in piazza Unione. Da qui, svoltando a destra, si imbocca viale
Marconi. Al numero 45 ecco il Museo Cascella, ricavato
nella vecchia casa dei Cascella. Museo dal 1975 per decisione
dell'amministrazione comunale. Basilio Cascella (Ortona 1860-Roma
1950) fu pit- tore, ceramìsta, incisore, litografo e capostipite
di una famiglia d'artisti. Nella casa, opportunamente restaurata,
sono esposte più di 500 opere dello stesso Basilio Cascella, dei
figli Tommaso (1890-1968), Michele (1892) e Gioacchino (1903) e
dei figli di Tornmaso, Andrea (1920) e Pietro (1921). Già nel
vestibolo sono esposte litografie di Basilio eseguite a penna, ad
incisione, un modello di pietra litografica: opere del 1881, 1882
e 1887, ritratti di contadine abruzzesi nei costumi tipici, la
grande riproduzione della Maddalena del Tiziano del 1887 e il
ritratto della madre di Gabriele D'Annunzio del 1904. Tornati
indietro sul ponte Risorgimento e da qui girando subito a destra,
costeggiando il palazzo del Comune con la sua torre arriviamo al Museo
ittico, poco prima dell'ampia curva che immette sul lungomare.
Fondato nel 1949, il Museo conta cinque ampie stanze nelle quali
trovano riparo fossili marini di varie epoche (da quelli rinvenuti
sulle Alpi a quelli trovati sulle montagne abruzzesi), un acquario
con varie specie e lo scheletro di un capodoglio arenatosi anni or
sono sulla costa di Francavilla al Mare.
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