Descriviamo ora la
storia attraverso alcuni personaggi quali Nicola Paneccasio, Giacomo Giusti, Nicola
Iacobacci,
Padre Domizio Iacobucci di Aielli (briganti politici) e il brigante Paris
de
Clemente meglio noto a
Cerchio come il brigante Parassitt. Tutti
ebbero parte attiva durante quello sconvolgimento politico tranne il detto
Paris.
Nicola Paneccasio, figlio di Giacomo Antonio nacque a Cerchio il 22
gennaio 1774 e morì a l'Aquila l'8 settembre 1808, infatti così si
apprende dal libro dei morti della parrocchia di Cerchio. E da una lettera
presso l'Archivio di Stato di l'Aquila apprendiamo: "Celano 20 Ottobre
1806/ il Governatore Caporiparimento di Celano / al signor Intendente
Generale della provincia dell'Aquila/ Signor Intendente Sono a
pareteciparle, che sino alla giornata di oggi vi sono da me ripresentati
35 Briganti per godere della Real Munificenza, a si à questi è il celebre
re Felice
Ruggieri alias Giovinotto di Ovindoli e che si presentò ieri circa
le ore 22. Nell'istesso punto ne diede avviso al Signor Generale in
Avezzano, dove attualmente trovasi. Sento che vi sia ripresentato anche il
famoso Nicola Paneccasio, alias Caporale di Cerchio al comandante
francese, che trovasi Aielli. Padre Domizio dopo
una trattativa di più giorni che ha avuta con il signor Generale in ordine
di presentarsi in Aielli, fece sentire che non volea più presentarsi,
adducendo vari pretesti che non era da fidarsi della parola francese. lo
credo con fondamento che tutto sarà per prender tempo per sentirsela con
suo Generale Piccioli. Ho l'onore di essere con trattata stima, e
considerazione / Tomassetti Governatore". Poi non si sa più nulla.
Giacom'Antomo Giusti figlio del cancelliere comunale di Cerchio
Tommaso e di Maria Maddalena Iacobbacci nacque a Cerchio il 22 Luglio 1781 e morì
il 27 Ottobre 1809 in L'Aquila da come si apprende nel sopra citato libro
dei morti: "Anno Millesimo Octigentesimo nono De Vigesima septima Mensis
octobris Iacobus Antonio Filius Thome de Iusto Terre Circuli etatis sua
viginti ed octo mensium trium ac dies quinque in Xenodhio Civitatis Aquile
in Camera Martiris, (Vedí anche atto di Morte li. 22-Anno 1809-Archivio
Comune di Cerchio). E da una lettera trovata per caso nell'Archivio di
Stato di L'Aquila apprendiamo ancora : "Ill.mo Sig. Pne S. Colme
Rivolgendo sempre più le mire al mantenimento del buon ordine, ho
trasentito, che in questo circondario vi sia un tale Mastro Giacorno
Giusti della terra di Cerchio capo brigante, e reo di omicidio in persona
di un Caporale Francese. lo intanto nel prenderne le più misure, per
l'arresto, credo un dovere prevenire V.S. Illustrissima, affinché si
compiaccia darmi dei lumi onde restino autorizzate le mie masse, che
tendono alla tranquillità dello stato, col togliere i semi infetti, e
perniciosi. Spero meritare la considerazione dell'autorevole Sua
protezione, e con tale fiducia pieno del solito rispetto, e vera stima, mi
confermo baciandole umilmente la mano./ DI V.S. Illustrissima,/ Balsorano
18 Agosto 1806/ Devotissimo SS. obb../ Luigi Marian" Proprio in quei
giorni dovettero arrestarlo da come risulta da un'altra lettera: "Celano
18 Gennaio 1807/ Ai Magnifici Dottori Don Venanzio e Don Vincenzo
d'Amore. Deputati dei
buon ordine della terra di Cerchio. Da una vostra relazione diretta a
questa corte nel passato Mese di Agosto ho ravvisato elle sin d'allora
partecipaste, che Giacomo Giusti famoso brigante era stato assicurato, e
sorpreso In Pedocolto per opera di Don Luigi Mariani Governatore di
Balsorano. Il Regio Tribunale Straordinario delle tre Provincie di Abruzzo
m'Inculca di prender conto di un tale fatto, e nell'istesso tempo qual
destino abbia avuto il suddetto Giusti, e quali delitti elle lo stesso
avrà commessi". Poi non si sa più nulla ...... dovette godere della
"Real
munificenza" perché lo ritroviamo a Cerchio testimone in due atti di morte
(19.1.1809 e 28.2.1809) dei comune di Cerchio e lì apprendiamo anche della
morte di Giacomantonio Giusti avvenuta nell'ospedale di L'Aquila.
Nicola Gesualdo lacobacci figlio (del quondam Domenico) nato a Cerchio il 1°
Marzo 1777; di questi non sappiamo quando morì perché non è riportato nel
più volte citato libro dei morti; però abbiamo appreso, per mezzo
dell'ArchIvio di Stato di L'Aquila, un processo dove viene trattato anche
Il nostro: "Corte Criminale Marzo" 1809. Di alto tradimento verso la
Patria per aver contro l'attuale Glorioso Governo, e per aver in comitiva
armata, ed insigniti di coccarda rivoluzionaria in vari paesi della
Provincia, commettendovi furti, estorsioni, ed omicidi. Pasquale Crarnanzio alias
Cazzone di Castelialto Provincia di Teramo; Pietro Persia allas
Tuiribetto di Alfedena; Giuseppe
Lattanzio Tonzilli di
Sulmona; Francesco
Fioravanti di Cicoli; Nicola
lacobacci di Cerchio; Benedetto
Ancelitti alias Chiavarini di Ajelli ... (seguono altri sedici
briganti) . Di alto tradimento contro la Patria per essersi unito, e
coccardato, alla comitiva sudetta avendo scorso e resistito alla forza
..." A pag. 3 di tale processo si legge: "... Nicola lacobacci alias
Scarcitto di
Cerchio anche antico famoso brigante ..." a pag. 4 si legge:" ... un tal Glirolamo ... di Cerchio ... in quella notte si
dissunì dalla comitiva sudetta il Capo Giuseppe unitarnente al sudetti
Nicola di Cerchio e Vincenzo di Celano che si vuole ritornassero a Tivoli
e prese il comando della medesima il nominato Ser Checco di Chieti ... Il
regio Procuratore presso la corte Criminale di Aquila visti gli atti del
novello brigantaggio pervenuto da Tivoli che n'avuto luogo in questa
Provincia dal primo 6 Maggio corrente anno, e che ancora va serpeggiando
al confine di essa e della provincia di Teramo, ha rilevato che un'orda di
assassini per maggior parte rei di antecedenti delitti, e di antico
brigantaggio esercitato nelle dolorose epoche che afflissero questa
Provincia, nel 1806 e 1807, riunita in Tivoli verso la fine di Aprile
corrente anno concertò di penetrare nel Regno, e promuovervi la rivolta
contro l'attuale glorioso Governo, onde aver campo di rinnovare i furti,
ed assassini de quell'erano pascjuti più volte ...... Dal giornale degli
atti dell'intendenza della Seconda Provincia di Abruzzo Ulteriore anno
1809 pag. 355 apprendiamo che nell'agosto di detto anno "... Nicola
Jacobacci o Jacobone di Cerchio brigante dal 1806 attualmente
cori le armi alla mano......
Padre Dornizio lacobucci ex frate, nato ad Aielli il 5 Maggio 1769 da
Filippo a da Teresa
Callocchia. Di questo
personaggio, come degli altri citati, purtroppo si sa poco. Non esiste
ancora nel l'Archivio di Stato di L'Aquila un processo riguardante P.
Domizio, non perché non ne subì, ma perché, purtroppo, tutti gli atti
riguardanti questo personaggio, che tanto fece parlare di sé in quegli
anni, forse sono andati distrutti. Nell'Indice dei nomi del
"Brigantaggio
politico" dell'archivio
suddetto, è rubricato il nome di padre Domizio ed esisteva anche la busta
(n°1) riguardante le sue gesta che purtroppo, inspiegabilmente è andata
perduta. Quindi tutto ciò che possa riguardare la storia del Nostro lo
ricaviamo dal citato libro delle "Deliberazioni dei consigli ecc." (pag.
2) da alcune lettere del più volte riportato archivio, dalla
sopramenzionata relazione del tenente Alò, dal racconto del lontano
parente Luigi
Palcrina e da una nota
tratta dal libro di G. Jetti in "Cronache della Marsica 1799-1915. Nelle
lettere dell'archivio di L'Aquila si notano i molti spostarnenti che Padre
Domizio lacobucci, grande personalità del Brigantaggio Abruzzese, dovette
farne. Secondo il racconto del Paleria, per la festa di S. Antonio Abate
era stato richiesto, dalla popolazione di Scurcola Marsicana, a
presenziare in pompa magna le funzioni religiose in onore del
veneratissimo santo e, per tali case, aveva avuto anche, da parte del
vicario della diocesi dei Marsi (don Franceso Cambise 1792-1797) l'autorizzazione. Il prete di Scurcola ingelositosi per
tanto onore toccato al Nostro, punto sul vivo non voleva che padre Domizio
potesse svolgere tali funzioni religiose e, immediatamente scrisse al
Vicario affinché revocasse tali disposizioni. Il parroco riuscì nel suo
Intento.. Padre Domizio offeso cercò, riuscendovi, a far saltare la festa
infatti durarne lo svolgimento della messa,, tutto ad un tratto esclamò:
chi ha coraggio vada a predicare impedendo con forza le sacre funzioni.
Questo episodio fece tanto scalpore che Monsignore Cambise dovette
richiamare il Nostro il quale pronto o e con ira gli rispose: "Vai a
pascere le pecore pecoraio, non è arte la tua di fare il Monsignore"
abbandonando il convento di Scurcola non togliendosi mai però, ci tiene a
sottolincare il Palerma, il saio. E così P. Domizio, avendo rotto cori i
propri superiori, si diede ad una virtù più consona alle proprie
aspirazioni. In questo lasso di tempo scoppiò la guerra tra il Regno di
Napoli e la Francia; subitamente abbracciò la causa borbonica e divenne
uno degli uomini di fiducia del generale Pronio..... L'episodio più avventuroso ricordato dal Palerma fu quello
riguardante la presa del castello dell'Aquila. Pronio e P. Domizio al
comando di 800 persone sono nelle vicinanze del castello e non riescono a
concentrarsi circa il modo per attaccarlo, quando P. Domizio si offre per
un'azione temeraria: da solo tenterà di entrare nel Castello, se riuscirà
nell'impresa sparerà due colpi di pistola dando così il segnale per
attaccare con violenza il castello. E così fu. Grazie a quell'atto audace
il generale Pronio aiutato anche dal popolo aquilano potè entrare
vittorioso nella città. Racconta ancora il Palerma che erano così temuti i
marsicani e P. Domizio che i Francesi solevano dire: Mai più al mare
piccolo" (intendendo il lago Fucino). Racconta ancora. che, durante
l'occupazione Francese P. Domizio dovette stare per un periodo di tempo
nascosto entro un pagliaio mentre i francesi andavano alla sua ricerca non
per ucciderlo ma affinché arrivasse anche a lui la notizia che poteva
ripresentarsi al comando francese e quindi, così facendo, potevo
considerarsi libero; il nostro però si l'aveva sempre negare. Un giorno il
fratello dì P. Domizio andò dai capitano della truppa Francese, che si era
acquartierato ad Aielli, per dirgli: "Non guardate cori occhio torvo mio
fratello, perché se no ci rimettiamo il mantello da macellaio e tanti ne
siete tanti ne macelliamo". Quindi, rassicurato il fratello dai Francesi,
P. Domizio poté uscire fuori allo scoperto. Grande era, l'ammirazione che
suscitava tale personaggio nella gente e per i suoi atti temerari e per la
sua possanza fisica che, in suo onore, gli lì organizzato un sontuso
pranzo presso la casa di Don Oleandro Berardi (qui il Palerma fa un po' di confusione): Leandro Berardi fratello
del più famoso Enrico nacque ad Aielli il 26 Giugno 1799, quindi non
poteva ospitare nel suo palazzo P. Domizio perché era un bambino forse era
la causa del padre Fortunato. La casa di questi era affollata di paesani e
di Francesi; il Nostro temendo qualche vigliaccata, si andò a sedere dove
le pareti facevano angolo per poter meglio difendersi da qualche
(eventuale sorpresa invitato per primo a servirsi, ricusò dicendo:
"Servitevi prima voi per timore di essere avvelenato. Sicuramente dopo
questa festa dovette succedere qualcosa perché P. Dornizio, secondo il
racconto di Luigi Palerma, dovette fuggire in Spagna dove lo colse la
rnorte. Secondo invece le note di G. Jetti (opera citata), il 27 Ottobre
1806 Piccioli e P. Domizio coi resti dei rivoltosi si consegnano al Generale
Partouneaux e al
colonnello Soffietti, i quali usciranno il detto Domizio nella provincia
di Teramo per persuadere i rivoltosi a gettare le armi "colla sua
eloquenza popolare". Queste sopraccitate notizie riescono a dare
un'immagine purtroppo spezzettata del nostro personaggio, mancano ancora
molte tessere per formare un esatto mosaico di questa figura tanto cara
ancora oggi agli aiellesi. Brigante "I"Parassitt"', al secolo
Paris
di Clemente, nato a
Cerchio da Felice della Serra Monacesca e da Carla Maria Ciofani il 18 febbraio 1773. E' questo l'unico personaggio
antico che è ricordato con una certa ammirazione ancora oggi a Cerchio. Di
questo personaggio, purtroppo, siamo riusciti a trovare solo documenti
riguardanti la sua morte e attraverso questi ricostruire un po' la sua
storia che tanto scalpore e strascichi giudiziari destò, che anche stia
moglie Angela Carmela
Tuccieri fu arrestata.
Dal documento del suo interrogatorio, in mio possesso, apprendiamo un po'
la vita del brigante" Parassitt",: "Perché siete stato arrestato ! La
morte di "Parassitt" fece tanto scalpore nel nostro paese che vi furono
anche denunzie e processi. In questi documenti si notano e non poteva
essere altrimenti, ancora le fazioni, i partiti, per cui è difficile dare
un giudizio esatto su questi fatti. Da come si può notare la vita di
Cerchio fu molto movimentata tata negli anni che l'Italia diveniva una; in
quei giorni di pieno marasma politico avvenivano estorsioni, uccisioni,
processi, arresti, fughe. Non si sapeva per chi parteggiare e Infatti
quando I paesani venivano interrogati per chi dovevano dire "chi evviva?-
loro, temendo sia i borbonici che i Garibaldinì nonché i piemontesi, si
rifugiava no rispondendo, i più furbi, con il "pane e il vino oppure "A
maggio si vede" (la domanda "chi evviva?' poteva essere intesa anche come
Il chi è vivo?" "A maggio si vede chi è vivo", rispondevano così perché la
maggior parte della popolazione durante l'inverno esauriva tutte le
riserve alimentari, quindi per vedere chi era vivo si doveva aspettare
Maggio; le tristi coste di Maggio!) e gli altri che noti avevano prontezza
nel rispondere venivano duramente malmenati e minacciati di morte. Erano
giorni tristi, giorni in cui la gente del paese aveva paura, era
terrorizzata e rimaneva tappata in casa, in attesa di giorni migliori, di
giorni più sereni. Un episodio è ancora oggi ricordato dalla gente di
Cerchio: la fuga dell'arciprete Pietrantonio Carusom. Una notte, mentre ormai tutti nella casa dell'arciprete stavano
dormendo, così Inizia il racconto, si sentì, presso l'urna di S. Antonio
posta sopra il comò della sua carnera, una voce che diceva: "Arciprete
alzati' e quello tutto assonnato diceva fra sé: "Che vuole questo?" e
ancora quella voce misteriosa ripeté per tre volte: "Arcipréte, alzati".
Destatosi e capito che era una voce arcana che voleva aiutarlo, fuggì
mezzo vestita. Appena uscito di casa, sentì delle voci, dei passi e un
violento e concitato bussar di porte: ora doveva fuggire più che mai. I
suoi familiari, svegliati da quel concitato rumore, pieni di paura, data
l'ora, e temendo qualche rappresaglia, andarono ad aprire il portone;
apertolo, tiri gruppo di persone armate entrò nella casa chiedendo ad alta
voce: "Dov'è il prete?" e quelli: Poveri noi, che cosa ne sappiamo". Noti
fidandosi della risposta avuta sconvolsero la casa rovistando tutte le
stanze Entrai nella stanza che dall'addobbo doveva essere del prete, e
vedendo il letto disfatto, il caporione poi di sincerarsi se il curato
mancava da più giorni' o se era fuggito da poca e subito mise le mani
dentro il letto: era ancora caldo. Era stato giocato e pieno di livore,
assieme al suoi degni compari, sfogò la sua rabbia sul mobili, Sulle
persone sulle botti piene di vino. Il motivo di tale odio verso don Pietrantonio
Cartisoni da parte di
questi armati era stato causato dalla sua non partecipazione a cantale il
Te Deum per il plebiscito sull'annessione, perché secondo l'arciprete i
garibaldini o forse è meglio dire gli pseudo-garibaldini, non erano altro
che quelle persone che in tutti gli sconvolgimenti politici si
approfittano e si gettano a capofiitto per pescare nel torbido commettendo
atti nefandi, e Cattivi . Il Suo animo non dovette leggele a tale vista e
si rifiutò di ringraziare il Signore e per questi non giusti avvenimenti e
tale rifiuto venne interpretato come gesto di borbonica. Questo fatto fece
andare su tutte le furie il Vescovo dei Marsi, Michelarigelo Sorientino
(1843 -1863) che da tempo non vedeva di buon occhio il nostro dotto
arciprete amante della vera pace e della vera libertà, e poté finalmente,
in quell'occasione, scricar tutta la sua rabbia, tutto il silo livore per
anni repressi lui che aveva avuto l'unica sua cura di - (...) accomunare
denaro per fondale, ed accrescere un vistoso patrimonio agl'ingrati
nipoti, fra quali l'ultimo violentato nella vocazione; ordinato sacerdote
non ostante fosse irregolare per difetto di scienza- e per altro ed
aggregato al capitolo di questa cattedrale dei Marsi giunse colla sua vita
nefanda a ricolmar di ogni obbrobbio l'indolentissimo zio". E' questi un
personaggio ambiguo: infatti ottenuta il 29 febbraio 1848 la costituzione
nel regno delle due Sicilie, si fece garante assieme a 300 sacerdoti della
diocesi del buon accoglimento di tale costituzione; soltanto l'abate di
Montesabinese don Rocco De
Angelis non accettò e,
per tale mancanza, fu, dal vescovo, sospeso ,a Divinis e relegato nel
convento di S. Maria dei Bisognosi a Pereto. Passò appena un anno e il
vescovo assieme a 297 sacerdoti rinnegava tutto e pregava il monarca
nell'umiltà di suddito, levato lo statuto tanto detestato, di ridonare "il
paterno ed assoluto suo reggimento assicurandola che i popoli tutti a
ricevere questo prezioso dono che pur da secoli godevano, con 'gioia faran
plauso della real clemenza e benediram per sempre la Maestà sua, che Iddio
continuamente feliciti. Don Pietro Antonio, dunque, l'8 aprile 1861 dové
fuggire e scampato il pericolo di essere linciato riuscì a riparare nello
stato pontificio ove contrasse malattia e a Veroli il 28 giugno 1862 lo
colse a morte all'età di 57 anni. Cadeva a Subiaco nell'Ottobre del 1867
61 il garibaldino Panaro
Antonio, prima di lui
erano caduti il 30 Aprile 1849 a Roma, a Porta S. Pancrazio, il
Garibaldino Sperandio
Biagio" e, il 15 Maggio
1860 a Calatafimi, il Garibaldino Clofani Eligio.
Cerchio in quegli anni contava 1568 anime, infatti così apprendiamo dal
"Dizionario Corografico dell'Italia ecc.`: "Cerchio/ Comune del
Napoletano, Prov. di Abruzzo Ulteriore II, circond. di Avezzano, mand. di
Pescina. / La sua popolazione secondo l'ultimo censimento (1862), contava
abitanti 1568 (maschi 834 - femmine 734) e quindi 168,42 per Kq. La sua
guardia nazionale consta di una compagnia con 130 militi attivi e 157 di
riserva: totale 287 militi. La mobilitazione è di 141 militi. Gli elettori
politici iscritti nelle liste elettorali del collegio di Pescina; nel 1863
erano 33. L'ufficio postale è a Celano. E' stazione dei Reali Carabinieri
dipendente dalla luogotenenza di Avezzano. Pel dazio cosumo è comune di
quinta classe. Il suo territorio è fertile in varie sorte di produzioni e
specialmente in alberi fruttiferi, tra cui abbondano i ciliegi, i mandorli
e i noci. Il capoluogo è un villaggio che trovasi in alture, lontano tre
KM e mezzo dal lago di Celano e Fucino e 16,66 da Avezzano. Possiede due
Pubbliche scuole elementari per ambi i sessi ed Una congregazione di
carità amministratrice di vari legati per spese di culto ed elemosine al
poveri, coli una rendita annua di L. 1920. |