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Torri

Castelli

 

TORRI E CASTELLI

Il patrimonio storico artistico medievale 

Importanti sono i monumenti architettonici e le opere d'arte dei Medio Evo nella Conca Peligna,  sia da un punto di vista ambientale, di caratterizzazione del territorio,  come le Torri e i Castelli, sia dal punto di vista squisitamente storico artistico come gli elementi architettonici decorati, i dipinti, le sculture. Davvero rare e quindi preziose sono le testimonianze dell'alto Medio Evo, di quei lunghi secoli prima dell'anno mille travagliati a causa della guerra gotica, dal conflitto che vede contrapposti, Bizantini e Longobardi ed ancora Longobardi e Franchi. Secoli di invasioni e sopraffazioni di eserciti stranieri, di guerriglie e di ribellioni da parte di comunità inermi dedite alle sole attività che permettevano la sopravvivenza, l’agricoltura e la pastorizia. Al VI secolo risale il corredo di una tomba ostrogota rinvenuto a Pratola Peligna, nei pressi della Taverna della Chitarra, lungo la via del Tratturo. I resti del abside con tracce di affreschi dell' VII-IX secolo, trovati nella Chiesa di San Gaetano a Sulmona, sono riferibili ad una fase anteriore alla stessa Chiesa e a quella duecentesca di Santa Maria di Pietral doni. L'importante toponimo longobardo di  valva, sopravvissuto nella denominazione della Cattedra di Valva e Sulmona, ci riporta all’epoca originaria della Chiesa di San Pelino, confermata dai frammenti lapidei a rilievo rinvenuti nel corso dei restauri del 1971 e dall'iscrizione col nome di Arnulfus, vescovo negli anni 855-877, murata nella parete esterna dell'abside di Sant'Alessandro. A Raiano, fuori del centro abitato, nella Chiesetta della Madonna de Contra, era conservata una lastra scolpita con intreccio vimineo (secoli VIII-IX), oggi nella Parrocchiale, forse proveniente dalla vicina chiesa valvense insieme a “...gran quantità di frammenti antichi, capitelli, lapidi, un sarcofago con croce, pavoni ec…, iscrizioni romane" veduti da Benedetto Croce ai primi del ‘900 e da lui annotati diligentemente. Sempre in questo periodo è forse da collocare la suggestiva chiesetta rupestre di Sant’Angelo in Vetuli, a circa quattro chilometri da Sulmona, costruita con elementi architettonici di spoglio, nonchè la fondazione della Chiesa di San Michele Arcangelo in Vittorito, dedicata al Santo guerriero, protettore e guida della nazione longobarda. In un Medio Evo più vicino a noi, corrisponde ai secoli X- XII, successivi alle incursioni dei saraceni, e che videro, l’affermazione, del potere imperiale germanico prima e normanno dopo, assistiamo in tutta la regione ad un progressivo miglioramento delle condizioni di vita in genere, ad una espansione economica e ad un incremento demografico. Il tenitorio montano, aspro e disabitato, si umanizza con i profili svettanti di Torri e Castelli (Bectorrita, Poperim, Prezze, Pacentro, Intredacque). Questi primi fortilizi, furono edificati dai signorotti  locali, a difesa delle proprietà fondiarie, di solito inglobando torri più antiche posizionate in punti strategici con finalità di avvistamento e/o difensive (Popoli, Roccacasale, Pacentro, Pettorano) e solo in un secondo tempo  vennero utilizzati anche quali residenze familiari (Roccacasale, Pettorano, Pacentro, Anversa). I Castelli sono le emergenze architettoniche medievali che caratterizzano l'aspetto paesaggistico del versante peligno del Morrone: dieci miglia di dorsale scandite dai Castelli di Popoli, di Roccacasale, di Orsa, di Pacentro, compresi tutti nell'area del Parco Nazionale della Majella. Di questi i meglio conservati per una lettura tipologica, sono quelli di Roccacasale e di Pacentro. Nel corso dell'XI secolo e per tutto il XII, il paesaggio continua a cambiare radicalmente, il territorio assume un aspetto nuovo, appaiono i primi abitati stabili circondati dai lori tenimenti agricoli, i castra: terre murate, cioè fortificate, abitati chiusi, raggruppati in una posizione difensiva e dei quali molto spesso ammiriamo le vestigia, resti di cinta muraria, torrioni, porte urbiche (Pentima, Vittorito, Raiano, Villalago, Scanno, Anversa, Castrovalva, Cocullo, Campo di Giove, Pratola). Relitto prezioso di questa prima relativa al castrum di Pratola è un rilievo figurato riferibile una chiesa benedettina non più esistente e riutilizzato come architrave nell'ingresso di un fondaco privato di Via della Terra n. 17: due angeli in volo mostrano lo stemma dell'ordine monastico ed un un cartiglio con alcune lettere greche. Il risveglio economico dei primi due secoli del nuovo millennio vide come protagonisti nella nostra zona i monaci benedettini che favorirono la fondazione di cattedrali e monasteri. San Domenico Abate, oltre che a promuovere l’incastellamento di Villa de Lacu, fondò il Monastero, purtroppo diruto, di San Pietro de Lacu e l’Eremo in cui si ritirò per sei lunghi anni presso l’attuale laghetto che porta il suo nome. Trasmondo, vescovo di Valva e Abate casauriense, era così potente che oltre a costruire le cattedrali romaniche di Pentima e di Sulnona, fondò anche il castrum a difesa della cattedrale valvense. Molteplici sono i monumenti del 1200, secolo dominato dalla figura di Federico Il e dalla monarchia angioina, sopravvissuti ai terremoti, agli incendi ed all'incuria degli uomini. Chiese ed edifici privati duecenteschi e trecenteschi sono facilmente individuali esteriormente per la presenza dell’arco gotico ogivale, introdotto a Sulmona e nel circondario dalle maestranze federiciane, nelle diverse elaborazioni architettoniche, portali, finestre, volte a crociera (es. il portalino cistercense di Santa Maria d'Arabona, nella contrada omonima di Sulmona, le arcate sestiacute della Cattedrale valvense, la Porta ogivale di Pentima, il portale del Castello dei Sangro a Bugnara). L'arte figurativa, dipinti, sculture, rilievi, è contraddistinta da un graduale passaggio dal romanico al gotico attraverso importanti attestazioni di arte federiciana e deriva spesso da modelli di maestri meridionali e borgognoni, ma anche umbri e toscani (ricordiamo i lacerti degli affreschi valvensi del abside e della controfacciata, La Crocifissione dell'Eremo di San'Onofrio, La Madonna delle Concanelle di Bugnara). Nell'ambito del secolo XIII merita certamente un rilievo importante la vicenda di Pietro Angelerio, il frate eremita che spinto dalle nuove istanze religiose, conseguenti la profonda crisi della Chiesa di Roma, intorno al 1240 giunse alle pendici del Morrone, montagna che rimase intensamente sua prediletta per tutta la vita, e da dove fu prelevato nel  1294, per essere incoronato Papa col nome di Celesfino V. Qui edificò la casa generalizia della Congregazione degli Eremiti del Morrone, poi Celestini, proprio sopra la prima grotticella che lo vide eremita alle falde del Morrone, comprensiva del Monastero di Santo Spirito e della Chiesa di Santa Maria. Qui santificò con la sua presenza numerosi eremi, alcuni proprio su questo versante occidentale, tuttora raggiungibili attraverso un percorso di montagna che si snoda attraverso il Parco Nazionale della Maiella (Sant'Onofrio, San Pietro diruta, Santa Maria in Criptis). Al secolo XIV infine si fa risalire la fortificazione del borgo di Cansano, di cui resta qualche rara traccia, alcuni dipinti che aspettano ancora di essere studiati e che sono affrescati nel catino absidale di Sant'Alessandro in Corfinio, il ritratto di Celestino V Santo Pontefice, nell'Eremo di Sant'Onofrio. Con il Trecento si conclude l'excursus nel Medio Evo peligno, iniziando con il nuovo secolo il Rinascimento, un altro periodo estremamente importante per la storia dell'arte italiana, che si distacca progressivamente dal gotico internazionale per affermare le istanze della visione prospettica e del ritorno all'antico, periodo ben documentato a Sulmona e nel comprensorio dalla presenza di monumenti notevoli e di pregio.

Dove si trovano

Materiale fornito dalla Comunità Montana Peligna zona "F"- Itinerario medievale nella Conca Peligna-di Enrichetta Santilli e Marina Carugno-Synapsi Edizioni

 

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