Montepulciano d’Abruzzo (DOC)
Il vino
Montepulciano d’Abruzzo prende nome dal vitigno omonimo a bacca nera che
è il principale coltivato nella regione. Originario della zona di Torre
de’ Passeri, all’inizio del Novecento si è diffuso anche nel chietino
e ha varcato i confini abruzzesi per essere coltivato nelle Marche, nell’Umbria
e nel Lazio. Oggi è considerato uno dei vitigni italiani autoctoni
migliori per le ricercate caratteristiche organolettiche dei vini che con
esso si producono.
La
zona di produzione prevede territori collinari o di
altopiano, la cui altitudine non sia superiore ai 500 metri sul livello
del mare ed eccezionalmente ai 600 metri per quelli esposti a mezzogiorno,
nonché quelli degradanti verso il mare, con esclusione dei fondovalle
umidi.
I
vitigni ammessi sono il Montepulciano d’Abruzzo (minimo
per l’85%) e altri vitigni a bacca rossa non aromatici autorizzati e/o
raccomandati.
La
resa massima di uva per ettaro non deve superare i 140
quintali e la gradazione alcolica minima deve essere dell’11,5%.
Nella
versione Riserva o “Vecchio” deve avere una gradazione minima del
12,5% con un invecchiamento obbligatorio di almeno due anni di cui sei
mesi in botti di legno.
Le
caratteristiche organolettiche del Montepulciano sono:
colore rosso rubino intenso con sfumature violacee anche nella maturità,
tendente all’arancione se invecchiato; il sapore è asciutto, morbido,
sapido e leggermente tannico.
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