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Flora
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Gli
ambienti, le altitudini, le diverse esposizioni e il clima, sono gli
elementi che contribuiscono a rendere il paesaggio di eccezionale
bellezza,caratterizzandolo con spettacolari panorami nei quali si
impongono le grandi pareti rocciose che emergono dalle faggete, i
lunghissimi ghiaioni con la caratteristica flora rupicola i crinali
spogli e sassosi con la rada vegetazione tipica dei climi più freddi. Sulla
vegetazione del Sirente, la prima pubblicazione, (“La Flora del Sirente”
di Enrico groves) è del 1880. Da allora sono seguite numerose
pubblicazioni, ma lo studio forse più accurato e sistematico, che ci
presenta una varietà di 800 entità, suddivise in 341 generi e di 71
famiglie, è stato portato a termine solo negli anni più recenti.
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Lo
studio: “Aspetti vegetazionali del Monte sirente (Appennino Abruzzese)”
riporta una suddivisione della flora per gruppi così composti:
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entità nordiche (artiche, alpine, ecc.): assommano al 37% circa. Tra
queste: Botrychium lunaria, Heleocharis palustris, Nigritella nigra, Silene
acaulis, Circaea lutetiana, Arcostaphylos uva ursi;
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entità mediterraneee e mediterraneo-montane: sono circa il 12%. La
scarsa rappresentatività va attribuita probabilmentew al continentalismo
del massiccio. Tra esse: silene armeria, Saponaria ocymoides, Cotoneaster
integerrima, Laburnum anagyroides, Trifolium montanum, Astragalus
sempervirens, Astragalus depressus;
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entità orientali: sono circa il 36%. Vi sono considerate piante ad
areale appennino-dinarico (transadriatiche), ovvero entità ad areale esteso
fino alla Grecia, all’asia Minore, ed oltre. Fanno parte di questo gruppo:
Potentilla apennina, Ranunculus magellensis, Genziana dinarica, Quercus
cerris, Saponaria bellidifolia, Scutellaria columnae, Cynoglossum columnae,
Lazuela bulgarica, Drypsis spinosa;
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componente endemica (circa il 6%) comprende entità di notevole rarità:
Adonis distorta, Taraxacum appenninum, Thlaspi stylosum, Cymbalaria pallida,
Aubretia columnae, Viola eugeniae, Campanula cavolini;
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Unica in Italia, è presente ai Piani di Canale del sirente la Geum
heterocarpum, mentre al Sirente e al Bosco Maltese è possibile trovare la
Geum molle.
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La
vegetazione del Sirente è costituita in prevalenza da prati a
pascolo e boschi di faggio, ma, come detto, notevoli sono le differenze
geologiche, podologiche e climatiche tra il versante nord-est, che,
ondulato, cosparso di doline e battuto dal sole, scende al Fucino. Un
particolare interessante riguarda la Valle Neviera, canalone del versante
nord, il cui nome deriva dalla presenza di un piccolo nevaio incassato nel
punto meno solatio, e il cui ghiaccio è stato per secoli trasportato in
apposite ceste e venduto a Roma, Napoli e persino Bari.
Il
versante nord è coperto da una faggeta che si estende per circa 12 km. Da
Gagliano Aterno fino all’Anatella nei pressi dell’altopiano delle
Rocche. Alla base dei Canaloni di S. Vincenzo e di Monte Canale è presente
una stazione di betulla. Scendendo a quote più basse verso la Valle dell’Aterno,
si trovano boschi di Roverella, insediamenti di acero, cerro, nocciolo,
sorbo degli uccellatori, sono presenti anche arbusti di biancospino,
prugnoli selvatici, rosa canina; sul fondo valle la vegetazione è
rappresentata da salici, pioppi, angelica silvestre ed altro.
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I
grossi canaloni brecciosi, le rupi e le pareti rocciose che caratterizzano
il versante nord, oltre che conferire al massiccio un aspetto di
eccezionale bellezza, sono interessanti dal punto flogistico e
vegetazionale.
Qui,
infatti, sono presenti, della classe Asplenietea rupestris, Asplenium
trichomanes ssp. Trichomanes, Ceterach officinarum ssp.
Officinarum,
Sedum dasyphillum, Cystopteris fragilis, Valeriana tripteris ssp. Tripteris.
Il versante sud digrada verso
la Piana del Fucino è privo di vegetazione arborea. La pastorizia che nei
secoli scorsi era, unitamente all’agricoltura, la prevalente attività
economica della regione, ha causato il disboschimento dell’intero
versante, come di altre zone del Parco. La
parte finale della catena del Sirente ad occidente è costituita dalla Val
D’Arano che è coperta di una foresta mista di latifoglie e dove è
possibile rinvenire una ricca varietà di specie come il tiglio, l’acero
riccio, l’agrifoglio, e il tasso, e dalla Gole di Celano.
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La
vegetazione del Monte Velino, oggi, si presenta invece spoglia ed
arida, esposta ai venti e privata dell’Humus necessario per una sua
rivegetalizzazione, ed ha la forma di una enorme piramide che sovrasta il
Fucino a sud. Il versante nord si presenta più movimentato, con la
presenza di lunghi canaloni, circhi glaciali, ripide pareti. Sulle cause
della mancanza di vegetazione arborea, si può ritenere che, oltre al
grosso carico di animali al pascolo che in epoche passate ha interessato
la zona, ed ai disboscamenti indiscriminati, per creare continuamente
nuovi pascoli, abbia avuto un peso notevole il prosciugamento del Lago del
Fucino che, influendo sul clima della zona, prima di tipo mediterraneo,
ora con un carattere più continentale, ha condizionato la vegetazione. La
parte meridionale del Monte Velino è caratterizzata da querceti (Quercus
pubescens), misti a ornello (Fraxinus ornus), carpino nero(Ostrya
carpinifolia), cerro (Quercus cerris), acero d’Ungheria (Acer
obtusatum),
sorbo montano (Sorbus aria) e acero minore (Acer monspessulanus), che, per
le particolari condizioni ambientali e climatiche, si spingono fino a
quota 1.500 m. La mancanza dei boschi determina l’assenza di praterie
montane.
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Sono
invece presenti folti macchioni di ginepro montano (Juniperus communis ssp.
Nana) che raggiunge quote superiori i 1.800 m.
Interessante
e ricca si presenta invece la varietà floristica, propria del clima
rigido e dell’ambiente aspro di questa montagna. Tra le altre si
ricordano: Silene aculis, Adonis distorta, Linaria pallida, Papaver
alpinum, Gentiana verna, Centaura nigra, Astragalus danicus, Genzianella
columnae, Potentilla apennina. Frequenti sono inoltre: Asplenium
rutamuraria, Asplenium trichomanes, Draba aizoides, Saxifraga panicolata
v. stabiana, Saxifraga poriphilla e Potentilla caulescens accompagnati da
Seslerietalia apenninae e da Thlaspietalia stylosi.
Tra
i fiori più comuni, ma anche più caratteristici, va ricordato il narciso
che nella tarda primavera ricopre gli altopiani delle Rocche, che sono
oggetto di una suggestiva sagra a Rocca di Mezzo.
Assai
numerose anche le piante medicinali quali la genziana maggiore, la
belladonna, l’iperico, l’olmaria e la fragola. Abbondanti i frutti di
bosco, fragole, more, lamponi e ribes. Da non dimenticare i funghi
abbontanti in tutto il Parco ed i tartufi della Valle dell’Aterno e della Valle Subequana.
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