Domenico Stromei

Il poeta ciabattino

Fu Domenico Stromei, nato da poveri genitori a Tocco Casauria nel 1810. Fin da bambino mostrò di possedere notevole attitudine per la poesia, ma per campare la vita egli dovette imparare il paterno mestiere del calzolaio. Ebbe soltanto pochi mesi di scuola; poi, rubando le ore al sonno, con tenace volontà studiò da solo come potè. Sul misero deschetto dove lavorava, fra la lesina e lo spago, egli scrisse tante belle poesie piene di sentimento ed ispirate alla viva voce dell'amore e del lavoro. Morì, povero, a 72 anni. 

Il ciabattino

Al glorioso San Bernardino da Siena

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Il ciabattino

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Da mio padre ciabattino

Ciabattin fui fatto anch’io,

Mi sommisi al mio destino,

Volli bene al mestier mio.

Fûr la lesina e il martello

La mia sola eredità;

Il tèsor del poverello

È il tesor dell'onestà.

 

Io non bado a chi m'attornia

Predicando i monti d’oro;

Da per tutto è California

Per chi attende al suo lavoro.

Finchè seggo al mio deschetto,

Non invidio un trono a un Re;

Avrò caro il mio trincetto,

Fin che l'uomo avrà due piè.

 

Se il mio povero mestiere

Mi dà il pan che mi bisogna,

Delle man callose e nere,

Del grembial non ho vergogna.

Forse quei che 'l mondo fece

Guarda i panni e non il cor?

Oh! le macchie della pece

Non ci macchiano l'onor.

 

Il mestier che disonora

È il mestier del non far niente;

Chi più suda e più lavora

Vive ancor più allegramente.

Fra stivali, fra ciabatte

L'allegrezza io troverò

Col martel che batte batte,

I miei canti accorderò.

 

Camperò soletto, oscuro,

Nella piccola bottega;

Lo star solo è più sicuro

Che lo star con molti in lega.

La mia vita è più gioconda,

Quanta è più la voluttà;

Forse alcun che d'oro abbonda

La mia sorte invidierà.

 

La scherzosa compagnia

Sol mi piace ai dì di festa;

Ma non vado  all'osteria

A comprare il mal di testa.

Eh, perdinci! la ragione

M’è più cara che il bicchier;

Guida, all'oste e alla prigione

Un medesimo  sentier.

 

Se all'onesto ciabattino

un centesimo rimane,

Oh! non Pensa al gioco e al vino,

Ma a comprar più tardi il pane.

Chi più gode al tempo bello,

Quando è vecchio penerà;

Ma l'industre artigianello

Sempre un letto e un pane avrà.

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inizio

Al glorioso San Bernardino da Siena

 

Qui dove all'ombra del tuo sacro monte

Vive immortal di Carità la face,

0 Santo Bernardin, stanco ed in pianto,

Io venni a respirar aure di pace.

 

E pace a me concedi. E accogli intanto

Un caldo voto del mio amor verace,

Che a solver vengo con quel cor che tanto

T'ama, ti sente, ti rispetta e tace.

 

Accogli i miei sospiri, e tra i perigli

E i travagli e i dolor di questa vita,

Sorreggi i passi miei co' tuoi consigli.

 

E quando suonerà l'ora novella

Del mio passare all'ultima partita,

Mandami un raggio allor della tua stella.

 

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