Benvenuti nel Comune di Pratola Peligna

Antonio Di Pillo

(Pratola, 1909 – Trinitapoli,(Fg) 1991)

Scultore, grafico e medaglista di fama. Partecipò attivamente alla vita artistica italiana fino al 1976, esponendo nelle principali mostre nazionali ed internazionali: tra cui: L'Arte nella Vita del Mezzogiorno d'Italia, Roma; Premio  Avezzano; Mostra d'Arte del Mezzogiorno, Napoli; Biennale di Venezia; Quadriennale di Roma; Mostra Adriatica d'Arte, Zara; Premio Suzzara; Biennale del Maggio di Bari; Biennale Internazionale del Bronzetto Dantesco, Ravenna; Mostra d'Arte Italiana alla Kunsthalle, Berna; Gran Premio Saint Vincent per la scultura. Tra i premi conseguiti si ricordano: 1942, Premio delle Corporazioni; 1° Premio al "Concorso Nazionale per il miglior pezzo da presepe", Roma; 1960, 1° Premio alla Biennale del Sud, Foggia; 1961, primi premi a Lucerna e Bari; 1964, Premio Maschera d'Oro per la Scultura, Foggia; 1966, 1° Premio a "La Vela d'Oro" alla 3 Rassegna del Mezzogiorno, Napoli; Premio speciale alla Rassegna sul Bronzetto Dantesco, Ravenna. . Sue opere si trovano in importanti musei, oltre che in collezioni pubbliche e private. Della sua arte hanno scritto critici come V. Aculeo. C. Biancale, M. Lepore, V. Mariani, F. Miele, S. Moffa, M.G. Sarfatti, M. Piazzolla. Fra i giudizi espressi su di lui, ne riportiamo due, estremamente indicativi. Il primo è di S. Perdicaro: “L’universalità, dei valori insiti nell’opera scultorea di Antonio Di Pillo è perfettamente espressa dalla raffinata eleganza del suo stile, dalla levigata fluidità delle forme, dove la materia, illeggiadrita dai palpiti dei sentimenti interpretati, si compone con raro equilibrio in ascensionali ritmi, evocando l’intimo phatos dei soggetti, simboli paradigmatici di un’esistenza fuori del tempo. Il secondo è di Marino Piazzola: “Le sculture di Antonio Di Pillo, soprattutto i ritratti di donne, hanno nel volto una patina di rossore: come se fosse il velo di un vago pudore di essere vive, di essere apparse sulla terra come creatura stupende e stupite; di stare inoltre ferme in un’ora del tempo che è della letizia e soprattutto della malinconia. Così, in questi volti limpidi, dagli occhi murati dolcemente nella bellezza, con i capelli che sembrano pettinati dal silenzio e le bocche taciturne per sempre sui segreti del cuore, brilla con misura e gentilezza quella grazia che gli antichi cercavano con ossessione, perché si fissasse per magia nelle loro opere. Sono entità che parlano da una profonda dimensione del tempo: come se fossero la sopravvivenza di un mondo silenzioso e perfetto, come se quei volti, scolpiti con tanta gentilezza, fossero stati ritrovati fra le rovine egizie o nelle stupende tombe etrusche, scolpite in un'era che può essere benissimo del passato, o in una, nuova, proiettata nel futuro".

Alcune sue opere

Padre Pio - bronzo - 32cm

Dante e gli ipocriti - terracotta - h 60 cm

Crocifisso con Padre Pio

Bassorilievo in pietra

Morte di S. Giuseppe - bronzo

Giovinetta del Tavoliere

terracotta

Il commiato

terracotta - h.75cm

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