Ulisse
Ortensi nacque a Pratola Peligna nel settembre del 1863 e morì in Sulmona
il 12 ottobre 1935. Compì i primi studi nel collegio << Ovidio
>> in Sulmona, poi nel Liceo
<< D. Cotugno >>
dell’Aquila e conseguì la licenza nel Liceo << Umberto I >>
di Napoli. Figliuolo del valente civilista Ilario, fu preconizzato
continuatore dell’opera paterna e fu quindi iscritto alla facoltà di
legge presso l’Università di Napoli, che frequentò senza troppa
inclinazione. Durante la permanenza universitaria fu vinto dalla passione
per la letteratura ed a questa si dedicò con fervente amore, tanto che
senza curarsi di laurearsi, assolto il compito del servizio militare,
prese parte al concorso per le Biblioteche Governative e fu destinato a
Cremona e poi alla Biblioteca Nazionale di Roma. Frattanto il padre, già
settantenne, sentiva di non aver più energie sufficienti per attendere
con scrupolo alla pratica del proprio studio e reiterò le proprie
insistenze presso il figliuolo perché lo sollevasse da tanto peso e non
facesse morire uno studio di così buona rinomanza. L’appello paterno e
le preghiere dei familiari ebbero buon giuoco sull’animo del giovane
bibliotecario. Date le dimissioni e conseguita la laurea nell’Università
di Roma, tornò in Pratola ed assunse le redini dello studio paterno
intorno al 1894-95. Già ricco di ottima cultura storico - letteraria e di
facondia oratoria esercitò l’avvocatura, specialmente penale, con
splendidi risultati e soprattutto con rigorosa dirittura professionale.
Nel frattempo non perdette mai il proprio allettante interessamento per
gli studi letterari, anzi li curò con rinnovata passione, arricchendo
di migliaia di volumi di italiani e stranieri la propria
biblioteca. I libri, nella cui compagnia preziosa trascorreva quasi per
intero la giornata e non poche ore della notte, lo avevano portato ad un
livello culturale superiore, ma non se ne insuperbiva, né faceva
ostentazione della sua varia erudizione che oltre alla letteratura
italiana e straniera – specialmente tedesca – si estendeva
all’astronomia, alla pittura e scultura ed alle scienze matematiche e
che gli permetteva di conversare con umili e grandi, sempre con un sorriso
sulle labbra, nella speranza di poter apprendere qualche cosa da tutti. I
sentieri solitari del paese natio erano le sue passeggiate predilette, e
spesso li percorreva con qualche fedele amico che lo riconosceva come
maestro. Nel 1914 i tre figliuoli non avevano più modo di completare la
loro educazione in istituti locali sotto la diretta sorveglianza paterna
che ne curava gli studi assiduamente e perciò un nuovo problema gli si
impose. Separarsi dai giovinetti mandandoli in centri lontani da ogni cura
e da ogni incitamento, oppure trasferirsi con la famiglia altrove e
continuare ad essere la guida materiale e spirituale dei figli?
L’affetto non gli consentì il distacco. Ottenuto dal Ministero il suo
reingresso nella carriera bibliotecaria ( la sua profonda aspirazione ),
dette l’addio all’avvocatura e prese servizio nella Biblioteca di
Venezia, indi in quella di Modena ed infine in quella di Pisa, quale
direttore della Biblioteca Universitaria. Qui rimase fino al 1935
allietato dalla serenità dei propri studi e dalla larga stima degli
studiosi del luogo. Colpito da infermità senza speranza di cura, nel
giugno 1935 si fece collocare a riposo e nell’ottobre successivo passò
al riposo eterno. Non chiese mai nulla: ne onori, né favori, né
ricompense per sé, ma molto dette, invece, del suo ingegno alla gioventù
studiosa ed operò a beneficio degli umili e dei derelitti. Il lavoro
letterario di Ulisse Ortensi, se non fu ampio, fu però vario. Tra il 1892
e il 1907 pubblicò ben cinque volumi di poesie. Conoscitore profondo
delle lingue inglese, francese e tedesca e della letteratura di detti
paesi, compì molte traduzioni di poesie e di squarci delle opere dei
migliori autori, fra le quali notevoli la traduzione di poemi e Canti di
Roberto Burns, quella della poesie di Edgar Pöe. Moltissimi i saggi
critici e le recensioni pubblicati in diversi giornali letterari del
tempo, la maggior parte dei quali pubblicati dalla rivista “Emporium”,
edita dall’Istituto delle Arti Grafiche di Bergamo; tutti studi
generalmente di estetica che gli valsero l’approvazione e la stima
profonda di larga parte del mondo letterario italiano e straniero
dell’epoca.
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